La nostra recensione. Muglione, piccolo paese di disoccupazione e stagni nell’entroterra pisano. Qui vivono Fiorenzo, 19 anni, una mano in meno per uno stupido incidente e una sconclusionata band di heavy metal che non ne vuole sapere di decollare, e Mirko, giovane ma prorompente promessa del ciclismo, a cui, però, forse il ciclismo neanche piace più di tanto. E qui, sempre a Muglione, torna a vivere Tiziana, brillante trentenne col sogno di dare un senso ai suoi studi… Tre storie, tre giovani di età diverse, tre perfetti sconosciuti le cui vite si intrecciano in modi imprevedibili in un susseguirsi di eventi tragicomici. ”Fiorenzo ha detto che il suo sogno era comprarsi una barca e girare i mari, tu gli hai ricordato che il suo sogno era diventare famoso con la sua band e lui ha detto che era vero, ma che nella vita è meglio avere tanti sogni perché funziona come con le cartelle della tombola: più ne hai e più è probabile che vinci.” In Esche vive, Fiorenzo, Tiziana e Mirko si trovano, si lasciano, imparano ad amare, a perdere, a correre più veloce dei sogni, Fiorenzo, Tiziana e Mirko scappano e poi restano, incrociano i loro destini, l’uno nell’altro, corrono in bicicletta, suonano il rock più duro, imparano ad essere felici. Ma per essere felici ci vuole coraggio, molto più di quello che si pensa, vuol dire colmare i vuoti, in un modo o nell’altro, perché ”quello che manca conta molto di più di quel che c’è”. Perdere, invece, è un’arte, e questi ragazzi lo sanno, l’hanno imparata quell’arte, ma se la sconfitta si affronta insieme è un peso che non spaventa più. Esche vive è un romanzo di formazione, chiassoso, forse, ma non banale, con una scrittura essenziale, ‘popolare’, direi; è una storia di scontri generazionali, sociali, etnici, uno strepitoso ritratto di una provincia impantanata e lontana dal mondo che conta. Poetico, falsamente spensierato, divertente e graffiante al tempo stesso. Consigliato? Sì. Recensione di David